1. MIANE
    Il percorso vi condurrà attraverso i più bei vigneti della denominazione Prosecco Conegliano Valdobbiadene DOCG. Lo scopo è quello di farvi conoscere i segreti della vite, pianta originaria dell’Armenia e Georgia che si è diffusa in tutto il mondo.
    L’Italia è il più grande produttore mondiale di vino e il Veneto è il primo produttore nazionale.
    La vite ha sempre accompagnato la nostra agricoltura, prima con le viti maritate ai tutori vivi e poi con i vigneti che vedete ancor oggi. I vigneti che incontrerete sono definiti “eroici” perché in forte pendenza, aggrappati ai colli, antichi, ma sempre in pericolo a causa degli smottamenti che spesso avvengono.

  2. a/ LE MARNE
    Alla vostra destra potete osservare un bellissimo esempio di suolo marnoso. La marna assieme al conglomerato e ai suoli morenici, sono le tipologie di suolo prevalenti nella denominazione DOCG Prosecco superiore.
    Le marne sono composte di argilla poco cementata e quindi poco resistenti all’erosione, soprattutto quando è bagnata. Con un po di attenzione potete notare la sua friabilità grazie alla quale le radici della vite possono insinuarsi al suo interno alla ricerca di acqua.
    Si sono osservati casi in cui le radici hanno raggiunto anche 5/6 metri di profondità incuneandosi tra gli interstizi della marna. Sono ricche in calcare e questo viene legato ai sentori floreali e fruttati (pesca, albicocca), tipici dei vini Prosecco ottenuti su questi suoli.

    b/ LA RADICE
    La radice sin dall’antichità è considerata il cervello della pianta. Le piante non potendosi muovere si affidano alla radice per cercare l’acqua (compito primario e in assoluto più importante) e gli elementi minerali di cui hanno bisogno. Ma la radice a marzo avverte le gemme che la primavera sta arrivando e devono prepararsi a schiudere, in estate avverte le foglie che sta finendo l’acqua e devono chiudere gli stomi, oppure avverte i tralci che gli elementi minerali stanno scarseggiando e devono ridurre il loro accrescimento. Si stima che ogni vite accanto ad alcune decine di metri di radici primarie e secondarie, sviluppi alcuni chilometri di radichette assorbenti formate da peli radicali il cui spessore è meno della metà di un nostro capello e la cui vita a volte è di pochi giorni. Per tutta questa sua intensa attività la radice viene nutrita dalle foglie inviandole circa il 30% dei loro prodotti fotosintetici.

  3. a/ STRADA DELLE SERRE
    Avete iniziato il percorso delle “serre” ammirando a destra e a sinistra il susseguirsi dei vigneti eroici formati da filari appoggiati sugli stretti ciglioni dove i trattori non possono transitare. Tutto è eseguito a mano, dallo sfalcio dell’erba ai 6/7 trattamenti per difendere le foglie e i grappoli dalle malattie. Spesso anche la sistemazione delle numerose piccole frane che si formano quando piove molto sono eseguite con la forza delle braccia; la fragilità del pendio è tipico dei suoli marnosi che con le piogge diventano pesanti e scivolano verso valle. La vite è allevata a doppio capovolto e i numerosi ricoveri agricoli abbelliscono il paesaggio arricchendolo anche di ricordi, storie e tradizioni. Notate la biodiversità vegetale data dalla ricca flora erbacea e arborea che vi circonda.

    b/ L’ACQUA E LA VITE
    Lo sapevate che la vite assorbe circa 345 litri di acqua per ogni chilo di uva che produce?
    L’acqua, assorbita dalle radici, risale lungo i vasi xilematici fino alle foglie mantenendo così idratati tutti i tessuti; giunta alle foglie viene quasi tutta restituita (97-98%) sotto forma di vapore acqueo, che esce nell’ambiente esterno attraverso gli stomi.
    Il vapor acqueo formerà le nuvole e ricadrà sul vigneto sotto forma di pioggia per ripetere nuovamente il suo ciclo. Durante le ore diurne, quando la temperatura è più alta, si ha la massima perdita di acqua per traspirazione. Senza l’acqua la pianta muore perché i suoi tessuti si disidratano e si riscaldano troppo.

  4. a/ NEI VIGNETI
    Alle vostre spalle la chiesetta di S. Michele a ricordare la devozione contadina alla religione e i numerosi riti che scandivano le stagioni e i lavori nel vigneto. Di fronte un paesaggio che si apre su ampie vedute, con il vigneto curato e seguito costantemente nel suo ciclo annuale. La potatura invernale, la sostituzione dei pali rotti, lo sfalcio dell’erba, la lotta alle malattie, la cimatura (taglio dell’estremità dei germogli), il posizionamento verticale dei tralci perché ricevano la luce del sole, la vendemmia manuale, sono le principali operazioni che il viticoltore svolge nei mesi invernali ed estivi. Al viticoltore, che con il passare degli anni conosce ogni singola vite e ad essa pratica cure individuali, a lui dobbiamo tutto questo.

    b/ GLI STOMI
    Lo sapevate che nella pagina inferiore di una foglia di vite di medie dimensioni sono presenti circa tre milioni di piccole aperture, che si aprono e si chiudono in relazione ai fattori climatici? Sono gli stomi, aperture visibili solo al microscopio, attraverso le quali l’anidride carbonica presente nell’aria entra e viene veicolata nei tessuti per svolgere la fotosintesi clorofilliana; in senso contrario uscirà l’ossigeno prodotto dalla fotosintesi. Gli stomi servono anche a far uscire il vapor acqueo che ha la funzione di mantenere costante la temperatura della foglia (termoregolazione); gli stomi si chiudono quando la pianta soffre la siccità o quando la temperatura dell’aria è troppo alta. Sono formati da due cellule a forma di fagiolo, dette “cellule di guardia”, senza gli stomi presenti su tutte le piante verdi, la vita sulla terra non sarebbe possibile.

  5. a/ GLERA
    Tutti i vigneti che state ammirando sono coltivati con la varietà Glera, conosciuta sino al 2009 con il nome Prosecco. Dopo tale data per proteggere e riservare il nome Prosecco al solo vino, la varietà è stata identificata appunto con il nome di Glera. Il vitigno Glera è presente su questi colli sin dal 1.800 ed è certo che nella metà del 1.800 il Conte Balbi Valier selezionò sulle colline di Solighetto un tipo di Glera dal grappolo spargolo, con acini di diverse dimensioni e più aromatico della media, lo chiamò biotipo Balbi ed è tuttora il più diffuso in tutta la denominazione. Solo su questi colli il Glera ha trovato le condizioni climatiche ideali per dare in assoluto il meglio di sé. 

    b/ GLERA
    Il vino Prosecco è prodotto quasi esclusivamente in versione spumante con metodo Martinotti ed è attualmente il vino più conosciuto al mondo. Quando prodotto su questi colli si presenta piacevole, fine, delicatamente profumato ove spiccano i sentori di mela, floreali e frutta matura. Ogni vigneto però, dato il suo particolare microclima, permette di ottenere un vino dalle sfumature aromatiche uniche. A seconda del tipo di rifermentazione e del residuo zuccherino lo ritrovate nelle versioni BRUT NATURE; EXTRA BRUT; BRUT; EXTRA DRY E DRY. Quando prodotto da un singolo vigneto può forgiarsi della denominazione RIVE.

  6. a/ LA FOTOSINTESI
    È un processo biochimico che avviene nelle foglie e grazie al quale l’energia luminosa si trasforma in energia chimica. Questo fenomeno avviene nella foglia grazie alla presenza degli stomi. Altro elemento indispensabile è la clorofilla, un pigmento verde che assorbe la radiazione solare e la trasforma in energia. È solo grazie alla fotosintesi che esiste la vita nella terra, perché l’ossigeno che respiriamo proviene dalla fotosintesi.  Per una ottima attività fotosintetica, sono importanti la luce e la temperatura (ottimale tra 23 e 30 °C), l’età della foglia (ottimale tra 25 e 50 giorni), lo stato di idratazione della vite, di nutrizione e di illuminazione. Per far maturare 1 kg di uva servono 1 m2 di foglie ben illuminate che nel corso del giorno attivano i processi fotosintetici.

    b/ LA FENOLOGIA DELLA VITE, IL SUO CICLO ANNUALE / 1
    PIANTO / Precede di circa 10/15 giorni il germogliamento, si evidenzia con la fuoriuscita di gocce di linfa dai tagli di potatura ed è il segnale che la pianta si sta risvegliando. Il pianto è dovuto alla ripresa dell’attività delle radici che operano la rimessa in circolo delle sostanze di riserva in esse depositate ed iniziano a riassorbire acqua. La linfa che fuoriesce dal taglio di potatura contiene sali minerali, amminoacidi, acidi organici e zuccheri.

    GERMOGLIAMENTO / Identifica la schiusura delle gemme e l’inizio dell’espansione delle foglie. Nelle gemme sono già racchiusi i grappoli in attesa di fuoriuscire e accrescersi. Affinchè avvenga, la temperatura media dell’aria deve essere superiore ai 10°C; nei nostri ambienti la Glera germoglia tra l’ultima settimana di marzo e la prima di aprile.

  7. a/ LA FENOLOGIA DELLA VITE, IL SUO CICLO ANNUALE / 2
    FIORITURA / Avviene ai primi di giugno. Il grappolo è una infiorescenza composta da centinaia di fiori dei quali solo poco più della metà diventeranno acini. Il singolo fiore è ricoperto dai petali e alla loro apertura compaiono le cinque antere che si dispongono a ventaglio e liberano il polline nell’aria. Nella vite però l’impollinazione è già avvenuta prima  e questo fenomeno prende il nome di cleistogamia ovvero: nozze al chiuso.

    ALLEGAGIONE / Segue di pochi giorni la fioritura e segna l’inizio della formazione dell’acino. Nel Glera solo il 50-55% dei fiori si trasformeranno in acini, nel corso del loro sviluppo è tipico che una parte arresti o rallenti l’ingrossamento, per questo il grappolo si compone di acini di diverse dimensioni. 

    b/ LA FENOLOGIA DELLA VITE, IL SUO CICLO ANNUALE / 3
    INVAIATURA / Segna l’inizio della maturazione, l’acino diventa translucido e il suo colore vira dal verde al giallo, la polpa diventa meno consistente ed è deformabile. Inizia l’accumulo degli zuccheri e degli aromi, diminuisce il contenuto degli acidi.

    MATURAZIONE  / Siamo circa a metà settembre, l’acino è ricco di zuccheri e di aromi, gli acidi sono diminuiti e i semi sono maturi.

    CADUTA DELLE FOGLIE / È l’ultima tappa del ciclo annuale, è preceduta dalla traslocazione di zuccheri e minerali dalle foglie agli organi perenni della pianta (radici e fusto) che verranno ritraslocati in primavera con la fase del pianto. Indica la preparazione al riposo invernale quando l’attività radicale è praticamente nulla.

  8. a/ IL PAESAGGIO
    Da qui potete notare alcuni elementi tipici del paesaggio che vi circonda. Vicino a voi un bel esemplare di melo, un tempo presenza costante nei vigneti con la duplice funzione di sostenere il filare e di fornire un ristoro al viticoltore.  I numerosi casolari utilizzati un tempo per portarvi d’estate le mucche e alimentarle con l’erba del vigneto, oggi adibiti a ricovero attrezzi. Il vigneto con i pali in legno, la sua forma a filare, i stretti ciglioni per eseguire le operazioni colturali. Il bosco a creare un miglior microclima, a dare rifugio ad insetti, animali, erbe e piante a volte rare, il tutto ad arricchire di biodiversità il territorio.
    Le numerose statue in legno ne riportano alcune testimonianze.

    b/ LE MALATTIE DELLA VITE
    L’OIDIO / È conosciuto anche con il nome di “Mal bianco”, è una tra le più gravi patologie di origine fungina della vite. Giunta dal Nuovo Mondo, fu segnalata per la prima volta nel 1847 a Parigi, ma si diffuse rapidamente in tutta Europa, giungendo in Italia già nel 1851.

    LA PERONOSPORA / È giunta dall’America,  come l’Oidio e può portare alla perdita totale della produzione. È causata dal fungo “Plasmopara viticola” che penetra nelle foglie e nei grappoli attraverso gli stomi insinuandosi nei tessuti verdi per sottrarre il nutrimento alla vite.

    LA FILLOSSERA / Nella vite è un insetto che attacca le radici della vite europea portando alla morte la pianta. Questo dannoso fitofago, originario del Nordamerica, è comparso in Europa nel 1868, provocando in breve tempo gravissimi danni ai vigneti di tutta Europa tanto da rischiarne la completa distruzione.

  9. a/ LA VALLATA
    Ricca di millenni di storia geologica la Vallata collega Vittorio Veneto a Valdobbiadene separando le Prealpi alla vostra sinistra (la cui funzione è anche quella di fermare il freddo che arriva dalle Alpi) dalle colline vitate. Questa grande valle si è formata in seguito all’erosione delle rocce calcareo marnose operata dal ghiaccio che qui per millenni era adagiato. La presenza dei laghi di Revine sono una testimonianza dell’antica presenza del ghiacciaio, si pensi che all’origine il lago misurava 8 km di lunghezza! È quindi una vallata glaciale scavata e modellata dal grande ghiacciaio del Piave che ricopriva il vallone di Belluno. Da qui possiamo osservare l’abitato di Miane e più in lontananza Follina con la sua Abbazia. I vigneti si susseguono tra nuovi e vecchi, questi ultimi quasi sicuramente di Verdiso ovvero un antico vitigno locale un tempo presenza quasi incontrastata su questi colli.

    b/ IL VIGNETO NUOVO E VECCHIO
    Se vi guardate attorno vedrete vigneti di età e impostazione diversa. È normale che il vigneto sotto la spinta di un naturale progresso cambi fisionomia, si faccia più ordinato, i filari più rettilinei, i pali non siano solo di legno, ma ultimamente anche di metallo.
    Ciò che si cerca maggiormente è la possibilità di meccanizzare almeno le operazioni più faticose come la difesa sanitaria, per questo si realizzano ciglioni che permettano il passaggio di piccoli trattori. Ma lungo il percorso vi accorgerete che questo non sempre è possibile a causa delle elevate pendenze dove tutto deve essere eseguito a mano.
    Attenzione, se vedrete delle rose in testa ai filari ricordate che fungono da sentinella.
    Questo fiore infatti viene coltivato in quanto è sensibile all’oidio, molto più della vite, ed ha il compito di segnalare al viticoltore che la malattia è presente e deve intervenire con lo zolfo prima che aggredisca anche le foglie e i grappoli delle viti.

  10. COMBAI
    Combai, frazione del comune di Miane conserva due grandi segreti: le famose castagne, dette marroni, dal sapore inconfondibile prodotte dai castagni centenari che vi circondano e il Verdiso. Proprio di quest’ultimo vogliamo ricordarvi che la sua storia inizia con la gelata del 1709, quando le temperature di buona parte del nord Italia scesero oltre i -20 °C facendo morire la quasi totalità delle piante di vite. Nella ricostruzione viticola che ne seguì, il Verdiso fu ritenuto il più idoneo a garantire maggiori e costanti produzioni. Oggi il Verdiso è diventato un vino di nicchia, per pochi appassionati e qui a Combai ha scelto la sua area di elezione. Lungo il percorso, se farete attenzione, lo potrete riconoscere dai suoi grappoli diversi da quelli del Glera.